Dagli anni 30 è iniziata la ricerca sulle macchine
utensili cosiddette universali e oggi queste ultime sono dei pilastri
dell’industria meccanica.
Attualmente ancora non si conosce pienamente il modello
matematico/fisico che descrive realmente quello che accade durante un processo
di asportazione di truciolo, dunque è ancora oggetto di ricerca.
I primi che tentarono di dare una risposta
ragionevole, sia dal punto di vista matematico che tecnologico, furono Piispanen
prima ed Ernst & Merchant poi.
Le ipotesi che stanno alla base dei due modelli,
sono troppo semplificative, così che, quando seguì la fase di sperimentazione,
i risultati ottenuti furono ben lontano da quelli previsti, dunque non accettati
dalla comunità scientifica.
Oggi, in un qualunque paese industrializzato,
trovano sede aziende che si occupano di lavorazioni per asportazione di
truciolo. Questi sistemi produttivi fino a qualche decennio fa erano attrezzati
con macchine tradizionali, comandate prevalentemente dall’uomo; oggi si
utilizzano macchine completamente automatizzate programmabili in linguaggio
ISO.
L’obiettivo dell’articolo è portare all’attenzione
del lettore, quale
è il livello tecnologico raggiunto e come si è sviluppata la ricerca in questo campo.
è il livello tecnologico raggiunto e come si è sviluppata la ricerca in questo campo.
La necessità di trovare materiali da costruzione
sempre più performanti, in termini di tenacità, resistenza meccanica e termica,
durezza elevata, ha determinato l’esigenza di dover progettare utensili capaci
di effettuare le lavorazioni. Quest’ultimo punto è stato ampiamente raggiunto,
ma si son manifestati problemi di usura degli utensili, periodi di lavorazione
troppo lunghi a causa dei tempi passivi, rotture premature dei taglienti per
via della fatica termica e meccanica, temperature di regime elevatissime,
talvolta superiore a 1000°C.
Temperature elevate, compromettono la vita utile
dell’utensile e possono inficiare la qualità della lavorazione.
In merito all’usura e alle temperature di lavoro,
si è pensato di utilizzare miscele lubrorefrigeranti che, come è lecito
pensare, hanno il compito di ridurre notevolmente l‘attrito derivante dal
contato pezzo in lavorazione – utensile e contemporaneamente riescono ad
abbassare le temperature di regime, ergo una conseguente riduzione dell’usura
degli utensili.
Tuttavia questo grande passo in avanti presenta un
grosso problema legato all’inquinamento dell’ambiente. Infatti gli oli
impiegati nei processi di asportazione di truciolo, come gran parte dei rifiuti
hanno come destinazione finale il mare e/o i bacini artificiali. Si è visto
purtroppo che tali rifiuti provocano la morte di numerose specie marine. Di
fatto la fase oleosa, essendo più leggera dell’acqua, galleggia in superficie e
questo riesce a limitare la penetrazione dei raggi solari all’interno delle acque,
o cosa ancor più grave è in grado di ridurre le quantità di ossigeno destinate
agli esseri viventi.
Solo anni di ricerca hanno portato ad una
soluzione alternativa, ovvero le lavorazioni di asportazioni di truciolo in
condizioni criogeniche mediate l’impiego di azoto al posto di miscele
lubrorefrigeranti.
L’azoto, come noto, è un gas inerte (fin tanto che
non si raggiungono determinate temperature) presente nell’aria, quindi è
possibile “scaricarli” liberamente nell’atmosfera. Inoltre i problemi di usura
degli utensili e temperature elevate, sono stati parzialmente risolti:
mediamente le temperature di esercizio si aggirano intorno ai 150°C, contro i
1000°C delle lavorazioni tradizionali!!!
Il lavoro condotto dai ricercatori è notevole, in
quanto sono stati raggiunti gli obiettivi tecnologici importantissimi e allo
stesso tempo viene salvaguardato l’ambiente.
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